Coltello, la rabbia dei giovani - di Teresa Trillò

Reportage



“Ho assistito a una rissa”. “Sono stato oggetto di violenza verbale”. “Un mio amico in discoteca è stato minacciato con un coltellino”. I ragazzi si raccontano. Risse e zuffe tra giovani finiscono sempre più spesso sulle pagine dei giornali, anche perché a volte spunta una lama a chiudere lo scontro. Non solo risse ma anche danneggiamento di beni pubblici o privati, insegnanti aggrediti, coltello in tasca, un’arma alla portata di tutti. La violenza tra i giovanissimi risulta piuttosto diffusa e in risalita dopo gli anni del covid, una tendenza confermata anche dagli ultimi dati del Rapporto Espad-Italia dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche. Nel 2024, anticipa Sabrina Molinaro, responsabile dello studio Espad-Italia,  il 40,6% degli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, ossia quasi un milione di giovanissimi, ha partecipato a zuffe o risse e oltre 300mila, quasi il 13%, ha preso parte a episodi di violenza di gruppo insieme ad amici e conoscenti. Violenza che non si traduce sempre in denunce di minori, le segnalazioni risultano in flessione secondo i dati più recenti della Polizia. Violenza che forse può essere catalogata più come devianza, rileva Andrea Olivadese, primo dirigente del Servizio centrale operativo della Polizia. Secondo Alessandro Rosina, docente all’università Cattolica di Milano e coordinatore scientifico del Rapporto Giovani dell'Istituto Toniolo, i giovanissimi sono sempre più fragili e hanno difficoltà a gestire le proprie emozioni.